Si tratta di un sentiero non difficile che permette di raggiungere la Schiena dell’Asino (così denominata poiché la forma del crinale richiama il dorso d’un somaro), costone meridionale della Valle del Bove, dalla quale si svela la stupefacente valle che continua ad accogliere milioni di metri cubi di lava, nell’ultimo periodo prodotti dal Cratere di Sud-Est.
L’itinerario inizia dalla barra forestale sulla S.P. 92 all’altezza della provinciale 401. Il primo segmento, meno di un chilometro, caratterizzato da un bosco di pino laricio, è abbastanza impegnativo a causa della pendenza. In seguito il sentiero si stabilizza in piano, consentendo un’agevole passeggiata. Man mano che si procede si apre un vasto panorama che mostra la costa jonica, dalla riviera acese al siracusano, l’area urbana di Catania annunciata da diverse bocche spente che testimoniano l’incessante attività esplosiva nel corso dei millenni, l’entroterra siciliano a perdita d’occhio. Guardandosi indietro si svela la “bottoniera” formata dai Crateri Silvestri, mentre il lungo nastro d’asfalto della provinciale disegna diverse anse sul suolo desertico.
A nord (a sinistra del sentiero) ad un certo punto si nota una cavità dalla forma triangolare, e per questo denominata Grotta Pitagora. A ridosso della pista spiccano alcuni tratti rocciosi, divenuti greti di torrenti stagionali, erosi dal lavorio delle acque piovane e da quelle prodotte nello scioglimento delle nevi. Lasciato il bosco, la vegetazione è caratterizzata dalle piante a pulvini: domina l’astragalo, accanto cui, nella bella stagione, spiccano i fiori gialli del crespino e del profumato tanaceto. Non passano inosservati i ritti cespugli di festuca e poa, che costituiscono erba da pascolo per le greggi di capre e pecore presenti nel periodo della transumanza. Nel cielo è possibile scorgere il volteggio dei rapaci, come il gheppio o la poiana.
Abbastanza agevolmente, solcando i pendii sabbiosi colonizzati da grandi cuscini di astragalo, si raggiunge la cresta della Schiena dell’Asino, un tratto di quel recinto montuoso lungo 18 chilometri che racchiude a ferro di cavallo la Valle del Bove, che assume le sembianze di un anfiteatro naturale. Si raccomanda particolare attenzione nell’avvicinarsi all’orlo, soprattutto per il vento e per la nebbia che giunge improvvisa. Quel che si ammira è da rimanere senza fiato, con il solo sibilo del vento a far da sottofondo.
Due costoni, alti diverse centinaia di metri, cingono la valle in un abbraccio che parte dai crateri sommitali. Quello nord, dirimpetto la Schiena dell’Asino, è Serra delle Concazze che termina con i Pizzi Deneri. A occidente svettano i crateri sommitali, che fumano di continuo, fra i quali spicca il Sud-Est, il più turbolento negli ultimi anni, formato dal vecchio cono e dal nuovo (NCSE) che, nell’agosto 2014, ha superato in altezza il “padre”. Dalla parete sottostante dipartono nere pennellate di magma solidificato che raggiungono il fondovalle, mentre un po’ ovunque si scorgono i dicchi vulcanici, aguzzi speroni di roccia, relitti degli antichi apparati eruttivi del Mongibello. Non passano inosservate le chiazze verdi formate dai faggi, abbarbicati sulle pareti e ai bordi della valle. Continuando a girare lo sguardo verso occidente, si scorge il cono regolare di Monte Escrivà, nato nell’eruzione 2001, e, più vicino, il profilo della Montagnola (cratere del 1763) che chiude la Schiena dell’Asino. Guardando verso destra (est) si nota la Serra del Salifizio, prosecuzione della Schiena dell’Asino, quindi Monte Zoccolaro e la parte terminale della Valle del Bove, chiusa dal Salto della Giumenta, oltre cui Val Calanna e, ancora più a valle, l’area orientale e jonica.
L’immenso catino della Valle del Bove, lungo otto chilometri e largo cinque, è tinto di nero dalle lave del 1991/93, che sconfinarono in Val Calanna minacciando da vicino Zafferana, ricoprendo per sempre i pascoli del Piano del Trifoglietto, insieme allo storico Rifugio Gino Menza. A parte quell’evento eruttivo, in genere la valle è un argine alle eruzioni, poiché tiene distanti le lave dai centri abitati, sino alla conclusione degli eventi magmatici. Questo luogo rappresenta un po’ il museo a cielo aperto dell’Etna, in quanto mette in mostra la sua storia antica e recente. L’itinerario può proseguire risalendo la Schiena dell’Asino, tenendo ben presenti i punti di riferimento per il rientro.
Scheda itinerario
Particolarità: Valle del Bove, panorama della costa jonica e del catanese |
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