Le gambe dell’uomo e le zampe dei muli sono stati, per secoli, gli unici mezzi a disposizione dei viaggiatori per scoprire l’Etna. Di certo insufficienti, da soli, se non uniti all’esperienza delle guide, le uniche a conoscere i passaggi più agevoli per conquistare la sommità, per lungo tempo accessibile solo ad una cerchia ristretta di privilegiati, sino all’apertura delle strade per i siti turistici da cui partono le escursioni per la vetta. Ancora oggi restano le gambe il modo più efficace per assaporare al meglio le atmosfere dell’Etna, scoprire il territorio e la sua straordinaria bellezza. Non vi sono divieti nello svolgimento nell’escursionismo a piedi, o trekking che dir si voglia, ad eccezione, nel caso di comitive organizzate, della richiesta di un’autorizzazione al Parco dell’Etna per visitare siti in condizioni di particolare fragilità.
Discorso a parte per l’escursionismo in area sommitale. Anche in questo caso è consentita, ma nei limiti di eventuali divieti prefettizi temporanei per attività vulcanica che, comunque, può svilupparsi improvvisamente.
Tuttavia, se non si è esperti del territorio, per le visite in quota e, più in generale, per le tracce più impegnative o per svolgere escursioni in tranquillità, è consigliabile rivolgersi alle guide alpine autorizzate, presenti nei due versanti (Etna Sud, Etna Nord). Sarà garantita un’esperienza priva di rischi e accompagnata da racconti, e aneddoti, che sveleranno quell’Etna che non si ritrova sui libri, quell’Etna narrata dalla voce della sua gente. Per approfondire norme e consigli sulle visite nell’area sommitale, consultare il Regolamento per le attività di fruizione del Parco dell’Etna e Modalità di fruizione dell’area sommitale.
Fatta eccezione per gli itinerari più impegnativi, i trekking dell’Etna non presentano complessità di tipo alpino e affrontano dislivelli di bassa o media difficoltà, risultando indicati per gli escursionisti meno esigenti e per le famiglie.
Consigli per il trekking
Per quanto riguarda gli indumenti è consigliabile, ma non necessario, l’utilizzo di abbigliamento tecnico. Una cosa appare indispensabile: le scarpe da trekking. Per il resto è preferibile un abbigliamento “a cipolla”, ovviamente adeguato al periodo e alle condizioni meteo. Anche d’estate, nelle giornate calde, non dovrebbero mancare maglietta intima (si consiglia una maglia tecnica in tessuto sintetico), seconda maglietta o camicia, maglioncino di pile, giacca antipioggia e antivento, il tutto da indossare o smettere a seconda delle condizioni. I pantaloni sono da preferire lunghi o modulabili in short; vanno bene anche i jeans. Le calze dovrebbero essere traspiranti, meglio se calzettoni. Indispensabile il cappello. Consigliati: occhiali da sole, foulard (utile per diverse funzioni, come copricapo o per asciugare il sudore e, eventualmente, nelle escursioni verso la vetta, per proteggere la respirazione da eventuali emissioni di fumi o vapori), un telo (o sacco a pelo apribile) per sdraiarsi, il kit di pronto soccorso.
Nello zaino non deve mancare l’acqua (almeno due litri per persona), la colazione, qualche frutto, cioccolato, barrette dietetiche (tipo al muesli o alla frutta secca), biscotti. Risultano utili binocolo, coltello multifunzioni, fazzoletti umidificati, crema solare, torcia se si pensa di rimanere fino al pomeriggio, penna e notes. Non indispensabile, il GPS.
Per calcolare i tempi di percorrenza, un camminatore, in genere, percorre in pianura 4/6 chilometri l’ora; con un medio dislivello se ne possono percorrere 3/4; con un dislivello superiore la distanza si abbassa a 1/2. Per un itinerario di media difficoltà e media pendenza i tempi si possono approssimare a 3 chilometri l’ora, abbassando i chilometri al crescere del dislivello.
Gli itinerari consigliati da Etnalife ai trekker