Qui c’è un fermento che non vi dico. La Volpe sostiene che farà in modo di riportare il libero transito degli animali selvatici nelle quote vallive, ad alto rischio umano. Barbagianni, Gufi, Civette, Assioli, tanti altri e perfino i Gatti Selvatici – quelli che hanno la patente di arrampicata – si sono riuniti e, tutti d’accordo, hanno detto la loro: vogliono poter tornare tra le case dei chistiani, come una volta.
Perché bisogna sapere che c’è un regolamento fatto da certe Martore in divisa, Faine scientifiche, Donnole protette e Furetti comunali, che vuole far credere a tutte le bestie selvatiche che il chistiano in sé è pericoloso, e per questa ragione non è più possibile andarci vicino. A meno che ci sia tempesta, meglio se di notte e faccia anche molto freddo. Cioè, quando i chistiani sono tutti rintanati e si perde l’emozione dell’incontro.
Io, da schifoso pseudorettile squamoso, ho voluto fare una domanda: “Ma che ve ne frega di poter tornare a dialogare con i chistiani? Avete tutto lo spazio e la vita che vi occorre, quassù”.
L’Aquila ha risposto per tutti: “Hai dimenticato la vera natura dei chistiani? Eppure dovresti conoscerla. Quella che leggiamo sul regolamento è apparenza, bucce che nascondono noccioli di verità. La sicurezza millantata non è vita, ma un viaggio virtuale. Sì, è pericoloso stare vicino ai chistiani: puoi rimanere ucciso, ma puoi anche essere salvato. E soprattutto, dentro ognuno di loro c’è qualcosa, più o meno grande, che è uguale a ciascuno di noi”.
Guardò tutti nel silenzio generale, e continuò: “Ci manca esattamente quella, per vivere in fondo, proprio come una volta. Non si può escludere il mondo dei chistiani da quello selvatico, non si può escludere niente dal tutto”.
Per una volta, vi devo confessare che non ho saputo rispondere all’Aquila.
E adesso anch’io voglio vedere se la Volpe manterrà l’impegno oppure se sarà solo una furbata da Volpe, appunto.