Il Parco dell’Etna, che governa un territorio ampio 59 mila ettari, circa la metà della copertura vulcanica, è uno dei maggiori parchi regionali d’Italia. L’area tutelata corre dalla cima del vulcano a qualche chilometro dal mare di Mascali. Un territorio irripetibile, con una vasta estensione ricoperta solo da materiali vulcanici, a cui si affiancano i boschi, le aree agricole nelle quali è evidente la mano dell’uomo che sembra aver agito in continuità con la mano del vulcano, sino ai venti comuni del Parco la cui architettura si basa sulla pietra lavica, mattone principe dell’edilizia tradizionale. E ancora i sentieri, i panorami, la flora e la fauna, i prodotti tipici, gli itinerari del gusto, i monumenti delle cittadine etnee. Al centro dell’ecosistema del parco c’è l’Etna i cui prodotti vulcanici ricoprono un perimetro di circa 150 chilometri e una superficie di circa 1.260 chilometri quadrati, compresa da nord a sud fra Peloritani e Piana di Catania, e da est a ovest fra Simeto e Mar Jonio. L’area protetta, suddivisa in quattro zone, salvaguarda un’ampia porzione della copertura vulcanica.
Zona A – Riserva integrale
Ampia 19 mila ettari, compresa fra i 3.330 e gli 870 metri s.l.m., si sviluppa dalla vetta ai primi boschi ed è caratterizzata in gran parte dal deserto lavico, su cui affondano le radici le formazioni vegetali a pulvini; a seguire i boschi di faggi, betulle, pini larici, querce. La salvaguardia degli ecosistemi all’interno di questo “anello”, fa si che i mutamenti siano affidati esclusivamente alla natura. La zona A ingloba due aree (denominate zona C altomontana) attrezzate con strutture turistico-ricettive, dalle quali è possibile effettuare le escursioni verso la vetta e nelle quali sono attivi gli impianti per gli sport invernali.
Zona B – Riserva generale
Estesa 26 mila ettari (1.880/640 metri s.l.m.), è l’area che tutela le caratteristiche paesaggistiche e nella quale sono incoraggiate le attività produttive tradizionali. Qui la conservazione dell’ambiente vive in simbiosi con quei mestieri che da sempre rappresentano una fonte di reddito per le popolazioni etnee: agricoltura, selvicoltura, artigianato. Nella zona B sono compresi boschi, frutteti e colture che beneficiano di un terreno particolarmente fertile. In quest’area si trovano anche le case padronali e le case dei massari, i fabbricati rurali, i palmenti, le costruzioni in pietra lavica a secco o “pagghiari ‘mpetra”. All’interno della zona B il Parco ha individuato i punti base per l’escursionismo, rappresentati da costruzioni originariamente di natura rurale, da attrezzare per il trekking e le altre attività.
Zone C; Zona D – Preparco
Rispettivamente di 4 mila e 10 mila ettari, nell’area collinare, le due aree sono definite di “protezione a sviluppo controllato”. Costituiscono il preparco e sono caratterizzate anch’esse dall’agricoltura, risultando idonee ad ospitare gli insediamenti turistici e le attività produttive compatibili con le finalità del Parco.
Comuni
Nella fascia pedemontana, a diverse altezze e all’esterno dei confini dell’area protetta, si estendono i venti comuni intimamente legati alla vita del vulcano, nei quali risiede una popolazione di circa 250.000 abitanti: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Santa Maria di Licodia, Sant’Alfio, Trecastagni, Viagrande, Zafferana Etnea.
(Ultimo aggiornamento febbraio 2018)