“I nostri padri ci dicevano di guardare verso la Piana perché la ricchezza veniva da lì, dove si praticava l’agricoltura. Adesso, credo che sia giunto il momento di allungare lo sguardo, le prospettive, i progetti economici verso nord, verso l’alto, in direzione dell’Etna, perché il vulcano deve essere la nostra grande risorsa”. Daniele Motta, sindaco di Belpasso, con poche parole traccia l’obiettivo strategico della sua attività: fare diventare il comune una attrattiva turistica, da qui il brand “Città delle 100 sculture”, e trasformare le escursioni sull’Etna in presenze, valorizzando il Rifugio Manfrè, la scuola di sci a Piano Vetore, i sentieri del Club Alpino Italiano.
Il futuro di Belpasso è stato immaginato nel corso di un interessante incontro dal titolo “Effetto Etna”, che ha visto tra i relatori oltre che gli amministratori pubblici, anche il vice sindaco Tony Di Mauro, Giovanni Ruggeri, docente all’Università di Palermo di “Economia del turismo” e Graziella Zitelli, componente del Tavolo di psicologia del turismo dell’Ordine regionale degli psicologi, e operatori economici come Francesco Russello, amministratore del parco acquatico Etnaland, e Federico Accunto, direttore del centro commerciale Etnapolis, due importante realtà del territorio che, non a caso, hanno il nome del vulcano nella loro denominazione. Importanti elementi di valutazione, di stimolo, di critica, ma anche di progettualità sono stati forniti dal professore Ruggeri. “Il turismo per le isole, grandi e piccole, è la risorsa economica fondamentale. Lo è per le Canarie e per le Baleari, lo è per Malta, ma non per la Sicilia. Cinque milioni di turisti e appena 14 milioni di notti, sono meno del 30% della potenzialità della regione. Ne deriva una mancata e rilevante perdita economica e di posti di lavoro. Nelle isole Canarie, ad esempio, trovano occupazione nell’alta stagione nel settore turistico fino a 300.000 giovani. “L’Etna è una enorme attrattiva turistica naturale, non bisogna inventarsi nulla in questo territorio, se non offrire accoglienza, ristorazione, servizi di qualità. E più voli aerei. Il turismo in questi ultimi anni ha la tendenza ad essere “lento” o “lungo”, cioè a soffermarsi per più giorni nello stesso luogo. Il territorio etneo con la sua grande diversità, col patrimonio naturalistico, storico, artistico offre tantissime opportunità, ma vanno garantite anche tante attività compatibili con le caratteristiche stesse del vulcano che è un unicum in Europa e il riconoscimento Unesco deve essere un punto di partenza, non di arrivo”, ha sottolineato il professore Ruggeri. La dottoressa Graziella Zitelli si è soffermata sull’impatto emotivo del turista, che vuole provare emozioni, vivere una vera e propria “esperienza” quando viaggia. Importanti anche i contributi di Francesco Russello che con il Parco acquatico Etnaland ospita circa 50.000 visitatori l’anno, di questi una significativa, ma pur sempre limitata, percentuale. Il territorio di Belpasso paga da questo punto di vista la “perifericità” e, soprattutto, la mancanza di un vero aeroporto turistico, perché dei 10 milioni di passeggeri solo poco più del 10% sono realmente “turisti”. “Abbiamo il terzo parco tematico d’Italia, con oltre 3,5 chilometri di acquascivoli e ulteriori investimenti per migliorare costantemente la struttura – ha sottolineato Russello -, che adesso è circondata da una rete di b&b che può dare efficaci risposte in termini di ospitalità e di ulteriore sviluppo”. Da una importante attrattiva per il turismo ludico a una altrettanto importante realtà commerciale qual è Etnapolis che, ha spiegato Federico Accunto “da sempre è attenta al rapporto e all’identificazione con il territorio e nel prossimo futuro si arricchirà di richiami architettonici al vulcano, alla lava e alla pietra lavica e in questo contesto si inseriscono attività culturali ed educative per offrire agli oltre 8 milioni di visitatori (2,5 nei soli mesi estivi) qualcosa di più rispetto al tradizionale centro commerciale”. Attività culturali, turistiche e storia sono state ricordate dal vicesindaco Tony Di Mauro e dall’ex sindaco Carlo Caputo che con lungimiranza ha lanciato il progetto di “città delle 100 sculture”, dotando il territorio, fino ad ora, di 50 opere d’arte tutte realizzate con la materia prima locale: la pietra lavica.
“Per il 350esimo anniversario dell’eruzione – ha concluso i sindaco Daniele Motta – sarà realizzata un’unica scultura monumentale che abbellirà la Villa comunale che sarà un vero e proprio museo a cielo aperto”.