Valle del Bove

L’itinerario, che insiste nell’area orientale dell’Etna, permette di scoprire la Valle del Bove nella sua parte medio-bassa, tramite una pista creata nel 1992, mediante pala meccanica, dal compianto Rosario Di Carlo, noto dagli uomini del vulcano col soprannome di “Saro Ruspa”, che consentì ai mezzi della Protezione Civile di raggiungere le bocche dell’evento eruttivo 1991-1993 per portare a termine l’operazione denominata “Tappo”, che contribuì a salvare Zafferana Etnea dalla lava incombente.

L’itinerario ha inizio dalla stradina, che diparte dalla Mareneve, che raggiunge la Casa Pietracannone, distante circa cinquanta metri. Ci si avvia subito a destra per transitare alle spalle della casa, il cui curioso nome è dato dalla presenza di un blocco di roccia (che richiama la forma di un cannone) reso cavo da un grosso tronco d’albero inglobato dalla lava, che ha lasciato la sua forma, per poi dissolversi nel corso del tempo. Si procede e si mantiene la sinistra tralasciando, ad un centinaio di metri dall’inizio, la pista che prosegue per la Pineta della Cubania.

Nel tratto iniziale la strada è caratterizzata dalle basole di pietra lavica con due assi laterali su cui incedevano le ruote dei carretti. Si passa sotto il fresco ombrello dei castagni fra i muretti a secco su cui il tempo ha lasciato la sua patina. Dopo meno di un chilometro il bosco lascia il terreno alle lave del 1979 che minacciarono l’abitato di Fornazzo. Il paesaggio diventa d’improvviso desertico: si ha quasi l’impressione di ritrovarsi sulla sponda di un fiume di lava indurita costeggiato dalla vegetazione. Si prosegue imboccando il sentiero subito a destra (contraddistinto da due paletti in ferro) che s’inerpica sulla colata in un paesaggio lunare. Sulle rocce vi si è depositato uno strato di ceneri e lapilli delle ultime manifestazioni esplosive. Fra le aspre rocce si notano i segni della prima colonizzazione della vegetazione pioniera.

Guardando verso la vetta del vulcano inizia a mostrarsi il Nuovo Cratere di Sud-Est che s’innalza sopra le chiome dei castagni sovrastando tutti gli altri rilievi. I tronchi accatastati ai bordi della pista raccontano di attività umane tradizionali che, regolate, non contrastano con la natura. I tratti pianeggianti si alternano ai tornanti che risalgono repentini sulle rocce nere, sino a individuare Casa Fichera, alle spalle della quale inizia il sentiero per la Valle del Bove. Raggiunta la costruzione, ci si concede qualche istante per rifiatare e ammirare il paesaggio. Lo sguardo risale il cammino appena concluso: i tornanti s’arrampicano sulla strada avvolta da nubi di polvere al passaggio dei fuoristrada e fiancheggiata dal bosco. A valle lo sguardo sprofonda nello Jonio: a sinistra si scorgono Castelmola e Taormina, poi l’azzurro del mare oltre cui l’orizzonte è chiuso dalle colline della Calabria.

Avviandosi verso il retro di Casa Fichera, non passa inosservato un pozzo attorno cui la lava ha creato una cupola, quasi a volerlo proteggere da una fine certa. Alle spalle della costruzione una piccola traccia sale verso la cresta oltre cui c’è la Valle del Bove. Su uno sperone di roccia spicca la targa dedicata a Rosario Di Carlo “Saro Ruspa” in ricordo dell’impresa del ’92. Il sentiero è a pochi passi dalla lapide. La stradella si stabilizza in piano e si procede dentro la valle senza alcuna difficoltà, facendo attenzione soltanto al terreno accidentato. È evidente il livellamento effettuato dalla pala meccanica sulle rocce laviche per tracciare la sede stradale.

Nuovi panorami si aprono verso valle e verso monte mentre si marcia a piccoli passi nel cuore dell’Etna. Affiancano il cammino le prime propaggini del costone nord della valle oltre cui spiccano Monte Cerasa e Rocca Capra, meta dell’itinerario. Nel deserto lavico, nella parte centrale della valle, più alta rispetto al punto di osservazione, svetta Rocca Musarra, il cui pizzo è ricoperto dalla vegetazione, guardato a vista dal’imponenza del Sud-Est. La Valle del Bove è solo un ammasso caotico di roccia nera, chiuso a occidente dalla parete che sembra sostenere i crateri sommitali. Il costone sud è caratterizzato dalla Schiena dell’Asino e dalla Serra del Salifizio; si scorge anche il profilo di Monte Zoccolaro. L’itinerario si conclude, dopo circa due chilometri e mezzo dall’inizio, alla base di Rocca Capra che, come una cuspide, punge la Valle del Bove.

Chi volesse, può continuare a percorrere la pista verso il centro valle con il medesimo scenario. Il sentiero ogni tanto riappare, in altri punti è seppellito dalle rocce e dalle ceneri cadute. Ci si può orientare mediante alcuni omini di pietra lavica (cumuli di rocce creati dagli escursionisti per riconoscere il percorso, come facevano una volta gli uomini della montagna). Dopo alcuni chilometri il Sentiero “Saro Ruspa” si interrompe sommerso dalle lave recenti. Il rientro avviene per il cammino noto.

Scheda itinerario

Legenda simboli itinerari

escursionistibici
montegna_giallo_2
dislivellom. 1.150-1.300 s.l.m.
lunghezza5 chilometri (andata e ritorno)
tempo1h e 30m a.r
attrezzaturabinocolo
 
inizioInizio: Casa Pietracannone; percorrere la Mareneve da Fornazzo per 5 chilometri sino ad una curva a gomito dalla quale si scorge la casa, che resta a sinistra della carreggiata
arrivoArrivo: Rocca Capra
 
block noteTerritorio attraversati: Milo, Zafferana Etnea
Particolarità: Valle del Bove

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