Etna protagonista della prima domenica di febbraio. Per l’intera giornata i fenomeni nascosti dalle nuvole, ma poi, in serata, si è mostrata una lunga scia di fuoco che ha attraversato il versante occidentale. All’alba nuova emissione di cenere
All’Etna l’intera scena domenicale. Il vulcano protagonista indiscusso del primo giorno di febbraio. Sin dalla serata di sabato si è capito che in vetta stava per accadere qualcosa e, quando c’è di mezzo il vulcano, non sai mai quale sorpresa il gigante prepari. E così, con il solo tremore vulcanico a indicare attività in corso, poiché le nuvole hanno nascosto per l’intera giornata quel che stava accadendo in cima, la domenica è scivolata via con i social ad alimentare le speranze dei tanti patiti della “Montagna” (declinate al maschile o al femminile a seconda delle preferenze).
In serata, poi, quel che tutti attendevano, con la meraviglia che ha riempito gli occhi dei catanesi. Una lunga colata ha trafitto, come la lama di un coltello incandescente, la coltre di neve depositatasi sul versante occidentale. Una lunga scia di fuoco, con la punta più avanzata che mirava i duemila metri, si è svelata a monte degli abitati di Ragalna, Santa Maria di Licodia, Biancavilla, Adrano. E proprio gli utenti Facebook dei centri del versante occidentale, nel giro di pochi minuti, hanno iniziato a postare le foto scattate da balconi e terrazze. La lava era lì, sotto i loro occhi, a pochi chilometri, in linea d’aria, da casa. Tutti a riprendere sino a notte, ma anche a paventare il rischio di interruzione della Pista Altomontana, la circonvallazione dell’Etna che collega i versanti sud e nord ad un’altezza media di 1.700 metri d’altitudine.
Poi l’alba, attesa per scrutare l’ultima novità. E così, quando il sole ha iniziato a scaldare il giorno, alte e minacciose nubi di cenere si sono levate dal Cratere di Sud-Est oltre le nuvole bianche, disperdendosi nel versante orientale. Il sole del primo mattino ha infiammato le nubi, le nuvole, la candida colte bianca che ricopre i rilievi della “montagna” sino a levarsi alto nel cielo. Adesso l’Etna è quieta, ma pronta a sorprendere ancora. (Nelle foto di Pietro Nicosia le straordinarie atmosfere dell’alba; Michele Mammino ha invece fotografato il fronte lavico).
Per verificare dove realmente il fronte fosse giunto, e per verificare se la Pista Altomontana fosse stata invasa dalla lava, il giornalista Sergio Mangiameli, insieme alle guide alpine vulcanologiche dell’Etna, Nino Longo e Salvo Longo, grazie anche alla collaborazione del Corpo Forestale e dell’Azienda Foreste, ha raggiunto stamattina il versante occidentale a bordo di una motoslitta. A questo link l’articolo di Mangiameli per la testata on line Meridionews (Etna, reportage dal fronte della nuova colata. Salvi il rifugio Galvarina e il bosco di San Gualberto).
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo, alle 9:30 ha diramato il seguente comunicato nel quale si ricostruisce l’evoluzione dei fenomeni:
Il nuovo episodio eruttivo sommitale dell’Etna iniziato nel mattino del 31 gennaio 2015, è continuato durante tutto il giorno successivo e fino al mattino del 2 febbraio. L’osservazione diretta del fenomeno è stata difficile a causa della frequente copertura nuvolosa in area sommitale, che ha impedito per le prime 36 ore di identificare con certezza la fonte dell’attività eruttiva. Nella serata dell’1 febbraio, un miglioramento delle condizioni meterologiche ha permesso di osservare che era in corso una vivace attività stromboliana da una singola bocca eruttiva posta sulla “sella” fra i due coni del Cratere di Sud-Est (SEC). Le esplosioni avvenivano ad intervalli di pochi secondi, lanciando bombe incandescenti fino a circa 200 m di altezza, che sono ricadute soprattutto sul fianco meridionale del Cratere di Sud-Est. Contemporaneamente, da una bocca effusiva posta alla base meridionale del cono del SEC, in corrispondenza della parte più bassa della frattura eruttiva sud-occidentale del 28 dicembre (vedi il rapporto dettagliato sul parossismo del 28 dicembre 2014), veniva emessa una colata di lava, che ha seguito lo stesso percorso della colata lavica sud-occidentale del 28 dicembre. Dopo aver attraversato la zona pianeggiante a sud dei crateri sommitali (conosciuta anche come “Cratere del Piano”), la colata è passata ad ovest del Monte Frumento Supino dirigendosi verso la zona fra Milia e Galvarina, e dividendosi in due rami principali che nella mattinata del 2 febbraio avevano raggiunto una quota poco sotto 2000 m.
(2 febbraio 2015)