L’ensemble siciliana si confronterà con il “Quartetto per la fine dei tempi”, scritto ed eseguito durante la prigionia in un campo nazista dal musicista francese. Un’opera carica di religiosità e speranza che, mercoledì 19 luglio alle ore 21.00 nel cortile della Chiesa Madre di San Nicola, lancerà un messaggio forte a tutti coloro che ancora oggi soffrono a causa delle guerre
Furono la determinazione e il coraggio a muovere Olivier Messiaen, quando ancora prigioniero nel campo di concentramento nazista di Görlitz, in Slesia, decise di comporre il Quartetto per la fine dei tempi, uno dei più alti esempi di musica cameristica del XX secolo. Non fu sufficiente al compositore francese scrivere l’opera, fece in modo che al freddo e al gelo di quella baracca che era diventata la sua casa, la composizione fosse anche eseguita. Era il 15 gennaio del 1941 e quegli strumenti, seppur martoriati, permisero ugualmente di portare a termine il concerto, accolto alla fine da un caloroso applauso. Qualche mese più tardi il campo venne sgombrato e i prigionieri liberati facendo dell’opera un capolavoro immortale. In un momento storico così delicato, il Trecastagni International Music Festival diretto dal M° Carmelo Pappalardo decide di dedicare il suo terzo appuntamento – mercoledì 19 luglio 2023 alle ore 21.00 nel cortile della Chiesa di San Nicola – all’esecuzione di questa composizione che rappresentò un barlume di speranza per i tanti prigioni rinchiusi, per lo stesso Messiaen e che ancora oggi simboleggia il riscatto per la sofferenza dei popoli oppressi.
Il concerto vedrà la presenza del Quartetto Unisono composto dal violinista Francesco Toro, dal clarinettista Carmelo Dell’Acqua, dal violoncellista Maurizio Salemi e dalla pianista Giulia Gangi; e dell’attrice Martina Asero che leggerà alcuni versetti tratti anche dal capitolo decimo dell’Apocalisse di Giovanni, a cui l’opera si ispira.
Il Quartetto risente non solo del tragico clima storico in cui fu composto ma anche della profonda religiosità che permeava l’animo del suo creatore. I sette movimenti a cui si aggiunge un Intermezzo, il quale funge da anello di congiunzione fra la prima e la seconda parte, narrano l’episodio in cui l’Angelo annuncia che la fine del mondo è vicina.
Per quanto riguarda i collegamenti strettamente musicali, però, sono il secondo (Vocalizzo, per l’Angelo che annuncia la fine del Tempo) e il settimo movimento (Vortice d’arcobaleni, per l’Angelo che annuncia la fine del Tempo) ad essere legati l’uno all’altro.
La melodia e l’armonia del Quartetto si evolvono “su trasposizioni imitate”, scale basate sulla polivalenza tonale in cui la “cessazione dei tempi” consiste nel distacco dalle regole ritmiche e metriche della musica occidentale tradizionale. Al loro posto – e questo è senz’altro l’aspetto più innovatore del suo linguaggio musicale fino alla fine degli anni Quaranta – Messiaen impiega delle tecniche che annullano le tradizionali nozioni di misura e di tempo attraverso l’aumento e la diminuzione ritmica, utilizzando in maniera estrema la tecnica del “valore aggiunto”: in un punto qualsiasi una nota, un passaggio o una pausa, creano figure asimmetriche in contrapposizione con la struttura più regolare dei “ritmi non retrogradabili”.
Melodia ed armonia, si sviluppano invece spontanee rivelando una freschezza d’inventiva in cui traspare anche un’atmosfera soave. Per ciascun movimento, Messiaen fornì inoltre una precisa annotazione, per esecutori e uditorio. Il primo tempo, la Liturgia di cristallo in cui intervengono tutti e quattro gli strumenti a riprodurre il suono dell’usignolo, rivela l’amore del musicista per la natura. Il secondo, intitolato Vocalizzo, per l’Angelo che annuncia la fine del Tempo, mostra, dopo un breve avvio vivace, la figura dell’annunziatore proseguendo poi, verso una melodia dal carattere contemplativo che termina in accordi finali stridenti.
Nel terzo movimento, Abisso degli uccelli, l’assolo di clarinetto alterna il lamento elegiaco al gioioso canto degli uccelli i quali, a differenza degli umani, vivono ancora in armonia con la natura. Il quarto, l’Intermezzo, forse il meno interessante degli otto movimenti, è un breve scherzo in cui il pianoforte è assente.
Di ben altra forza espressiva è invece il quinto movimento (Lode all’Eternità di Gesù), dove il violoncello canta una lode a Cristo − eternamente presente nell’anima di chi ha fede in lui − accompagnato dagli accordi mesti e martellanti del pianoforte.
Espressionistico il sesto tempo (Danza furiosa per le sette trombe) – per quartetto −, dalle audaci innovazioni ritmiche e dalla sonorità granitica, maestosa e imponente.
Il settimo brano (Vortice d’arcobaleni per l’Angelo che annuncia la fine del tempo)è invece un pezzo di bravura per quartetto, inizia con toni pacati per poi diventare sempre più vivace, acceso, intenso e vorticoso.
L’ultimo movimento, Lode all’Immortalità di Gesù, fa da contraltare al quinto e vede il violino in un lungo assolo − sostenuto dal basso continuo del pianoforte − dipanarsi attraverso una dolcissima linea melodico-canora estatica. Questa “musica che culla e che canta, che è nuovo sangue, un gesto eloquente, un profumo sconosciuto, un uccello senza riposo; una musica delle vetrate colorate delle chiese, un vortice di colori complementari, un arcobaleno teologico”, come la definì lo stesso compositore – figlio di un noto traduttore shakespeariano e della poetessa Cécile Sauvage – racchiude un valore inestimabile per l’essere umano sottolineando ancora una volta l’immenso valore che l’arte può avere nella vita di ciascuno.
BIGLIETTI E ABBONAMENTI
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