Aspettando il “Premio Etna”, la “Settimana” ha vissuto una serata all’insegna delle emozioni culturali

LINGUAGLOSSA – E’ grande l’attesa per domenica quando la “Settimana dell’Etna”, organizzata dal Comune e dalla Pro Loco di Linguaglossa, vedrà il suo “clou” con la consegna (alle 21 al Colonnato dei Domenicani) dei premi a chi si è distinto nella valorizzazione e nella promozione delle montagne. Il “Premio Etna”, con la direzione artistica di Agostino Zumbo, sarà infatti attribuito ai conduttori Rai di “Linea Bianca” e “Linea Verde  Sentieri” Giulia Capocchi, Lino Zani e Massimiliano Ossini. La trentesima edizione del “Premio Etna” vedrà anche l’attesa partecipazione di Luca Madonia, Alice Ferlito e Karym Daidone.

Intanto sono state le emozioni al centro della serata che si è svolta giovedì in piazza Annunziata nel contesto della ”Settimana dell’Etna”. Quelle che sono emerse dal libro di Clelia Zarbà, “Luce nella notte” e dal documentario di Giovanni Tomarchio “La corda spezzata”. Il primo, un romanzo in cui Linguaglossa entra sul palcoscenico come incantevole scenario  di una storia che vede la protagonista, Celeste, guardare al proprio futuro con il dilemma se lasciare o meno la propria terra. Un dubbio che, oggi, è condiviso da tantissimi giovani.

A introdurre la discussione sul libro, l’assessore alla Cultura del Comune di Linguaglossa, prof. Giovanna Lo Verde che, in rappresentanza anche del sindaco Luca Stagnitta, ha dato il benvenuto all’autrice e agli altri due relatori, la prof. Carmen Coco e Antonio Cavallaro con cui  è nato un brillante e intenso confronto sui temi del romanzo e sul suo stretto rapporto con il territorio di Linguaglossa.

Giovanni Tomarchio, giornalista Rai, ne “La corda spezzata” ripercorre la terribile eruzione del 2002 che distrusse Piano Provenzana sul versante Nord e mise in ginocchio anche la zona del Rifugio Citelli, sul versante Sud. Le straordinarie immagini che hanno immortalato i volti attoniti degli abitanti delle zone dell’Etna, gli sforzi sovrumani (e a volte vani) durati diversi mesi, di tutti coloro che tentarono di impedire che la devastazione fosse ancora più grave e la ribollente furia del vulcano hanno ricordato, a 22 anni di distanza, un periodo recente della storia del vulcano che è ancora una ferita aperta in quanto la stazione Etna Nord non è ancora tornata fruibile. Tomarchio solleva nel suo documentario proprio la questione del rapporto fra la gente dell’Etna e il suo Vulcano.

Una serata, quindi, che pur essendo nata come momento della “Settimana dell’Etna” essenzialmente dedicato alla cultura, ha aperto diversi temi che riguardano la vita attorno alle pendici, e il rapporto con l’ambiente.

Sempre in piazza Annunziata, davanti alla sede della Pro Loco presieduta da Franco Maugeri, durante la serata gli artisti Vito Guardo e Ferdinando Gatto hanno realizzato dal vivo, partendo da tronchi di grossi alberi, delle sculture in legno che formeranno poi un suggestivo presepe a grandezza naturale.

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