Le coltivazioni tradizionali etnee patrimonio da riscoprire e rilanciare per fronteggiare la logica dell’omologazione commerciale da ipermercato
“L’Etna, rappresenta un serbatoio di agrobiodiversità che, in virtù della ricchezza dei microclimi, di tipologie di suolo, di condizioni orografiche, si esprime in una moltitudine di specie arboree, arbustive ed erbacee ognuna rappresentata da un numero elevato di accessione, alcune delle quali anche di una certa importanza economica. Tutte degne certamente di essere recuperate, caratterizzate e tutelate dal rischio di erosione genetica.”
È questa la premessa di “Antichi frutti dell’Etna” – una pubblicazione edita da Lettera Ventidue realizzata da Carmela Bonfanti, Alberto Continella, Alessandra Gentile, Stefano La Malfa – che descrive le produzioni tradizionali etnee, alcune delle quali quasi totalmente scomparse e presenti solo con pochi esemplari. Un patrimonio da riscoprire e rilanciare per fronteggiare la logica dell’omologazione commerciale da ipermercato.
E domenica 25 ottobre, nella Biblioteca Comunale di Trecastagni, con inizio alle 10:30, si terrà il seminario “I frutti antichi dell’Etna”. Relatori: Alberto Continella (Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente), Corrado Vigo (Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Catania), Marisa Mazzaglia (Presidente del Parco dell’Etna), Giovanni Barbagallo (Sindaco di Trecastagni), Marilena Donzuso (Assessore alla Cultura del Comune di Trecastagni). Modera Salvatore Romeo.