Assurdo: l’Etna è a pagamento

L'Etna diventa a pagamento? - © pietronicosia.it
L’Etna diventa a pagamento? – © pietronicosia.it

Dal 2016 un biglietto d’ingresso di 4 euro per le aree e i parchi siciliani. Nei prossimi mesi l’attuazione. C’è il concreto timore di dover pagare per una passeggiata in montagna

Saltati i tappi per festeggiare l’arrivo del nuovo anno, il 2016 reca con sé, per aree e parchi siciliani, la sorpresa del ticket d’ingresso.  È il Decreto 20 ottobre 2015 dell’Assessorato del Territorio e dellʼAmbienteIstituzione di biglietti e servizi a pagamento nelle aree naturali protette”, pubblicato il 31 dicembre 2015 sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, a regolamentare la natura a pagamento nell’isola, dando attuazione a quanto già previsto dalla Legge Regionale 9/2015 (Legge di stabilità regionale). Sia ben chiaro, non è scandalosa l’idea di mettere a reddito il patrimonio naturalistico siciliano, sia per creare nuove opportunità occupazionali, sia per il reperimento di fondi necessari a migliorare la gestione, ma diversi aspetti del decreto meritano attenzione per capire chi, cosa e quando, e mettiamoci pure dove e perché completando il must delle 5W, sono sottoposti a sbigliettamento.

Andiamo a leggere quel che c’è scritto sul Decreto che, intanto, richiama la Legge 10/99: “le somme derivanti dalla vendita dei biglietti sono acquisite dagli enti parco, dai gestori delle riserve, delle oasi naturali e delle aree attrezzate e sono destinate alla manutenzione delle aree protette e all’incremento delle dotazioni dei servizi”, che lascia già intendere come il ticket sia un modo di destinare fondi agli enti parco ed alle riserve, ai quali la Regione Siciliana non è in grado di assicurare adeguati stanziamenti economici. Per cui, già dalla premessa, il rischio di scaricare il costo dei parchi sugli amanti della natura è concreto.
Nell’Articolo 1 del decreto si legge: “è istituito il biglietto di ingresso a pagamento per l’accesso in zone o lungo peculiari itinerari di visita dei parchi e delle riserve naturali ricadenti in aree appartenenti al demanio regionale, nonché in aree a qualsiasi titolo nella disponibilità degli enti gestori.” Cosa significa? È l’intero territorio a pagamento o solo alcune aree ben individuate? E, dunque, una domanda sorge spontanea: per una passeggiata lungo un sentiero bisognerà pagare il biglietto?

L’Articolo 3 entra nel merito delle tariffe:
biglietto intero € 4,00
biglietto ridotto € 2,00
biglietto gratuito € 0,00
abbonamento settimanale € 20,00
abbonamento settimanale ridotto € 10,00
Il biglietto ridotto viene riservato, fra gli altri, ai “cittadini residenti nei comuni in cui ricade l’area protetta”. Insomma, un residente a Catania dovrà pagare per intero; un nicolosita la metà.

L’Articolo 4 prevede che l’ente gestore può prevedere anche altri servizi aggiuntivi a pagamento quali: itinerari di visita in particolari zone, visite guidate, utilizzo di rifugi, noleggi, etc. Proprio questo articolo è quello che suscita le maggiori preoccupazioni per il provvedimento in generale. Sarebbe, infatti, logico prevedere che a pagamento siano solo certi servizi, fino ad oggi non offerti. Specificare, invece, che possono essere messi a reddito i servizi aggiuntivi, fa sorgere il timore è proprio l’ingresso nell’area protetta che si dovrà pagare.
Qualcuno cita, a sproposito, il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise; leggendo il Regolamento dei diritti e delle tariffe del Parco d’Abruzzo, si capisce, invece, che nel maggior parco italiano si pagano soltanto alcuni servizi (campeggio, rifugi, immagini, musei, centri visita etc.).

Saranno, adesso, gli enti gestori a dover dare piena attuazione al decreto e, dunque, attendiamo con ansia di scoprire per cosa dovremo uscire del denaro.
Da quel che il decreto lascia intuire, dovrebbero esserci delle aree per le quali si dovrà sborsare un biglietto d’ingresso e lo dovranno fare anche i residenti (ridotto) e, comunque, i cittadini dell’area etnea che storicamente sono legati al loro vulcano.
Ma cosa verrà effettivamente sottoposto a ticket? Il solo pensiero di arrivare alla Pista Altomontana e vedere un box a Serra la Nave e un altro al Brunek (senza considerare che comunque si può accedere da tanti altri luoghi) fa venire i brividi, che aumentano se i box si ipotizzano all’inizio dei sentieri: Schiena dell’Asino, Zoccolaro, Serracozzo etc. E ancora, le piste da sci di fondo saranno soggette al ticket? E gli itinerari dello sci alpinismo?
Sono in tanti che, con regolarità, si recano sull’Etna, non solo i patiti del trekking, ma anche le famiglie. Ipotizzando un ticket per l’Altomontana, quattro persone che dal cancello forestale Filiciusa-Milia raggiungono il Rifugio Giacomini (meno di due chilometri) pagherebbero 16 euro per una giornata: più di quanto costa un ingresso al lido!

E il paradosso che compare all’orizzonte è quello di un’isola impotente dinanzi agli incivili che utilizzano i boschi dell’Etna come una discarica anche di materiale pericoloso come l’eternit, ma pronta a sbattere in faccia ad una famiglia di 4 persone un ticket da 16 euro.
Ci auguriamo che il buonsenso prevalga e che consigli di prevedere un biglietto soltanto per servizi mai erogati fino ad oggi; che si approntino aree attrezzate nelle quali affittare tavoli, sedie e barbecue; che si paghino i parcheggi; che si mettano in piedi centri visite e musei; si affittino rifugi e attrezzature; si conceda a pagamento l’emblema del parco. Ma che mai, e poi mai, si debba imporre un balzello per poter continuare a vivere in libertà la nostra “muntagna”. Pensateci bene: il rischio è quello di un boomerang che abbia l’effetto di una valanga e che, alla fine, travolga tutto e tutti.

Pietro Nicosia

Articolo pubblicato sulla testata online La Freccia Verde

(14 gennaio 2015)

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