Un nuovo studio analizza il lento sollevamento del suolo dei Campi Flegrei e l’attività sismica che lo accompagna, per misurarne la rapidità e comprenderne l’evoluzione
“Le velocità registrate presentano oscillazioni coerenti fra i segnali di sollevamento e il numero degli eventi sismici”, spiega Andrea Bevilacqua, ricercatore della Sezione di Pisa dell’INGV e primo autore dello studio. “Abbiamo osservato sette principali picchi di oscillazione a partire dal 2000, uno ogni 2,8-3,5 anni circa, con oscillazioni secondarie circa a metà di questi intervalli. Dai segnali si è individuato anche un ciclo di periodo più lungo, pari a 6,5-9 anni”.
Lo studio di dettaglio dell’accelerazione su scala decennale ha permesso anche stime ulteriori.
“Per poter stimare le proprietà dell’accelerazione su scala decennale, abbiamo applicato un modello rappresentativo della dinamica che conduce alla rottura nei materiali elastici fragili sottoposti a uno sforzo costante”, continua Andrea Bevilacqua. “Questo ci ha permesso di calcolare dei tempi limite teorici per questa accelerazione, potenzialmente rappresentativi di uno stato critico del sistema, nell’ordine di 10 o 20 anni a seconda che si considerino rispettivamente i dati dell’attività sismica o quelli di deformazione del suolo. È importante sottolineare che il modello è valido nell’ipotesi che gli andamenti osservati negli ultimi due decenni proseguano in futuro nello stesso modo”.
“La stima dell’accelerazione decennale registrata dal 2005″, conclude Augusto Neri, ricercatore dell’INGV e coautore dello studio. “è un aspetto particolarmente rilevante emerso dall’analisi. È bene chiarire che i limiti temporali stimati non corrispondono a probabilità assolute dell’accadimento di eventi eruttivi a causa della natura semplificata del modello adottato e, soprattutto, perché l’accelerazione decennale finora osservata nei dati potrebbe modificarsi nel futuro, sia rallentando che accelerando maggiormente. I risultati dello studio rappresentano comunque un ulteriore stimolo a mantenere alta la guardia sull’evoluzione futura della caldera Flegrea”.
La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile.
Rete di monitoraggio GPS dei Campi Flegrei
(a) Panoramica del sollevamento del suolo registrato al centro della caldera dei Campi Flegrei dal 1983 al 2020. I dati combinano livellazione (caposaldo 25A) e dati GPS (stazione RITE nel Rione Terra). (b) Panoramica dei terremoti registrati ai Campi Flegrei dal 1983 al 2020. In entrambe le figure i dati registrati dal 2000 al 2020 analizzati nello studio sono evidenziati in blu (dai Bollettini periodici INGV per i Campi Flegrei http://www.ov.ingv.it).
Quadro sinottico che confronta (a,c) il conteggio degli eventi sismici e (b,d) lo spostamento del suolo dal 2000 al 2020. Nei plots (a,c) i risultati che riguardano tutti i terremoti in catalogo sono in arancione, e quelli che escludono gli sciami sono in rosso. Nei plots (b,d) il sollevamento del suolo registrato nella stazione RITE è in rosso, e lo spostamento orizzontale presso la stazione ACAE, è in blu. I plot (a,b) riguardano i dati cumulativi, mentre i (c,d) le loro velocità. In tutti i plot i picchi principali sono evidenziati con linee nere verticali, tratteggiate per i due meno evidenti, mentre quelli secondari con linee grigie tratteggiate.