Da settimane non cade una goccia d’acqua. E’ appena finito l’inverno e ho già visto gente prendere con piacere l’abbronzatura. Sono andato a scarpinare in montagna e c’era proprio caldo! Insomma sarà che penso ai miei deserti lontani, laggiù nello spazio. Ma questa cosa che non cade la pioggia nei periodi in cui -mi dicono- che è sempre arrivata mi fa una certa impressione.
Ho chiesto ai terrestri se sono un po’ preoccupati, ma quasi tutti mi hanno guardato con l’aria stupita. Uno anzi mi ha risposto quasi seccato: “E che fai adesso desideri la pioggia?”.
A questo punto ho temuto di essere io a non aver capito bene. Ho così deciso di seguire a ritroso il percorso che fa l’acqua che arriva nel mio rubinetto. Con i miei occhi telescopici ho visto che dietro il lavandino c’è un tubo che si va a collegare ad un tubo più grosso e da li si arriva ad una grande pompa che tira su da sottoterra, ma molto in fondo, la preziosa acqua che sul mio pianeta lontano è ormai scomparsa. Sono pure sceso giù a dare un’occhiata, ma sottoterra non c’è una fabbrica che produce quell’utilissimo liquido, non ci sono macchinari che la distillano. L’acqua sottoterra ci arriva quindi proprio dalla pioggia, dalla neve che si accumula sul gran vulcano e poi si scioglie penetrando pian piano nel sottosuolo. A me sembra una cosa semplice da capire. Se diminuiscono le piogge e le nevicate c’è il rischio che il tubo del mio lavandino resti asciutto, che gli agrumeti tanto belli di Paternò diventino tutti secchi. In fondo uscire di tanto in tanto con l’ombrello non è la fine del mondo, anzi mi pare di capire che serve a mantenere bello il vostro mondo. Se cade acqua dal cielo da qualche ora non c’è bisogno di dire: “Ma quand’è che ce la finisce!”
Qualcuno dei terrestri deve essersi convinto che per l’acqua si può fare come per il caldo: accendo il condizionatore e tutto è risolto. Sposto su “on” e sono a posto.