La nuova clip del regista catanese girata sull’Etna per una estemporanea di Francesco Cafiso
Io c’ero sulle creste d’onda immobili di lava, della stessa età di Francesco (Cafiso), che suonava, mentre Gian Maria (Musarra) riprendeva. Io c’ero, muto davanti ai balzi di Giuseppe (Palmeri), orecchio pregiato in prestito per questo “Flow”, film strizzato di essenzialità ed eleganza originali.
Io c’ero con lo sguardo a caccia del punto esatto sonoro, risalendo povere e gloriose ceneri calpestate, che fanno un sentiero storico dell’Etna, quasi un filo di pellegrinaggio: quello di Saro Ruspa.
C’ero quando il vento mi ha ingannato e le nuvole sparse in cielo hanno riso, cambiando forma in un attimo. Francesco sembrava lì, ma era spostato, un po’ più lontano: un chicco bianco, fermo, in piedi su un moto scuro, che soffiava aria in uno strumento splendente per farne musica. E basta. Intorno, tutt’intorno, come fosse un sogno d’inizio, c’erano solo terra e aria.
Gian Maria si arrampicava nell’aria, cercando la luce, la posizione, i quadri migliori per fissare nell’immagine quello che il suono stava dettando. Francesco inventava il suo modo estemporaneo di intendere quel tempo sulle sciare dell’Etna. Non sarà più così, mai più la stessa musica, che ora rimane per sempre fissata nel miracolo di Gian Maria, che si supera: questo film in cui il quando s’incolla al dove, e il tempo bacia lo spazio. Quando uomo e terra sono gemelli. Dove l’aria sostiene e trasporta soltanto quelle note. Quando non c’è niente di più nuovo, né minerale né umano. Dove qualsiasi altra cosa sarebbe stata di troppo.
Eccolo, il sogno minimalista, l’emozione fossile, che è perfino qualcosa oltre. Si provi ad ascoltare a occhi chiusi, e poi a guardare, con le dita nelle orecchie. E si percepirà la certa, vertiginosa perfezione che si può provare in un bacio indimenticabile, in cui la passione batte qualsiasi tempo e ogni luogo. La mancanza immediata della musica nell’immagine e viceversa, come fossero arrivati apposta entrambi – musica e immagine – per vivere adesso in uno sfidante, audace accostamento, di infinito e minuto insieme, l’orizzonte d’intesa col pugno.
Musica e silenzio fatti da due cose e due uomini. L’aria e la terra. Gian Maria e Francesco, che ha lasciato davvero all’aria la sua partitura mai scritta.
Io ci sono e credo che non ci sia niente a questo mondo che valga più di un bacio appassionato, che finisce proprio con un sospiro. Per prendere aria e ricominciare. Flow…