Il vulcanologo Marco Neri a Etnalife: «Non possiamo ancora dire quando l’eruzione avverrà»
Cosa sta accadendo sull’Etna? È un po’ quel che gli appassionati del monte siciliano Patrimonio dell’umanità si chiedono dopo 14 mesi di silenzio, un silenzio solo esteriore, poiché il gigante continua a svolgere costantemente il suo “mestiere” di vulcano, anche se ciò non è sempre visibile. Tuttavia, negli ultimi tempi qualcosa si è mosso come rilevato dalle strumentazioni, ma anche dalle osservazioni dirette. La domanda, in questi casi, è sempre la solita, forse una speranza, più che una domanda: sta per succedere qualcosa? È prossima una eruzione? Domanda a cui gli esperti rispondono sempre nello stesso, atteso, modo: nulla è prevedibile.
Risposta che non piace agli appassionati dell’Etna che, memori dell’eruzione “turistica” dell’agosto del 2014, vorrebbero certezze per perfezionare la propria attrezzatura fotografica con acquisti ad hoc e, perché no, anche quella escursionistica, sperando nell’eruzione “perfetta”, intesa come “perfetta per le ferie”.
E allora andiamo a capirne di più, dalla recente produzione dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Osservatorio etneo. Il bollettino settimanale sul monitoraggio vulcanico parla di: “Ordinaria attività di degassamento dai crateri sommitali associata ad attività stromboliana profonda all’interno del Cratere di Nord-Est e della Bocca Nuova occasionalmente accompagnata da emissioni di cenere”.
Per gli scenari attesi, si parla di “Attività vulcanica caratterizzata da degassamento e continua attività esplosiva dai crateri sommitali con formazione di nubi di cenere. Non è possibile escludere un’evoluzione dei fenomeni verso un’attività più energetica.”
In un post apparso ieri sul Blog “INGVvulcani”, a firma di Boris Behncke e Marco Neri, intitolato “L’Etna dà segni di risveglio: attività stromboliana in area sommitale” (leggi l’articolo), i due vulcanologi dell’Ingv-Oe scrivono: “Ora l’Etna sta mostrando segni di un graduale risveglio, con un’attività eruttiva stromboliana che si concentra in corrispondenza delle bocche sommitali del vulcano, in particolare la Bocca Nuova ed il Cratere di Nord-Est.
La prima a “svegliarsi” è stata la Bocca Nuova (…). Negli ultimi giorni l’attività è andata gradualmente aumentando di intensità, e adesso le immagini termiche riprese nel corso dei sopralluoghi di monitoraggio mostrano chiaramente esplosioni stromboliane che avvengono da due bocche poste sul fondo del cratere. Occasionalmente i brandelli di lava incandescente sono proiettati in aria fino a superare l’orlo della Bocca Nuova, ricadendo prevalentemente al suo interno.
Anche il Cratere di Nord-Est si è riattivato in modo significativo. (…) mostra un crescendo di attività, con la progressiva apertura di più bocche sul suo fondo craterico, una delle quali produce piccole esplosioni stromboliane. Anche in questo caso, i brandelli di lava incandescente ricadono, per adesso, all’interno dello stesso Cratere di Nord-Est”.
Abbiamo chiesto a Marco Neri, interpretando le attese degli appassionati, se i fenomeni descritti, lasciano presagire una eruzione estiva.
«La domanda è la più banale e contemporaneamente forse la più difficile a cui rispondere, almeno in questo momento – risponde il vulcanologo con il garbo che lo contraddistingue – . Attualmente stiamo assistendo ad una lenta ma costante progressione di fenomeni eruttivi, in cui si è passati da “semplici” emissioni di gas, a continui boati forse prodotti da attività stromboliana localizzata in profondità dentro i condotti dei crateri sommitali, fino alla più recente attività stromboliana ormai palese anche in superficie, che è poi quello che descriviamo nell’articolo sul blog INGVvulcani. Come evolverà questa situazione ed in quali tempi ciò avverrà è, in questo momento, difficile dirlo. Di certo, l’Etna stava “tranquilla” da fin troppo tempo (da aprile dello scorso anno), per i suoi standard, e quindi questa ripresa di attività era abbastanza prevedibile. Come è da aspettarsi anche che in un prossimo futuro l’attività aumenti ulteriormente di intensità, fino a produrre una vera e propria eruzione, solo che non possiamo dire ancora “quando” ciò avverrà. Lo sapremo con un certo anticipo – conclude Marco Neri – solo nel momento in cui le fitte reti di monitoraggio (sismico, geodetico, geochimico, visivo, etc.) di cui dispone l’INGV evidenzieranno l’innesco di processi più eclatanti rispetto a quelli attuali».