L’itinerario attraversa gran parte della Lecceta di Prato Fiorito, nota pure col nome di “Bosco di Centorbi”, il bosco di leccio più vasto del territorio del Parco dell’Etna, insediato in un’area caratterizzata da diverse bocche spente.
Oltrepassato il cancello dall’ingresso pedonale, ci s’incammina su una strada asfaltata raggiungendo una prima costruzione ed un ovile delimitato da un muro a secco in pietra lavica. Poco distante è la Casa Bosco di Prato Fiorito dove inizia lo sterrato. Ci si ritrova dinanzi ad una delle più belle e grandi masseria dell’Etna, edificata nell’Ottocento, con oltre mille metri di spazi coperti fra alloggi, magazzini, stalle, palmento e cantine. Si prosegue tralasciando il bivio (a sinistra) per Monte Minardo, attraversando un vasto pianoro, sino ad un “pagghiaru”, ricovero tradizionale dall’intelaiatura in legno ricoperta da sterpi e fango, che testimonia l’abilità degli uomini dell’Etna, in genere pastori e boscaioli, nell’approntare un rifugio nel quale ripararsi dalle intemperie o dimorare nel periodo della transumanza, utilizzando quel poco che la natura offre sul posto.
Si procede piegando a destra e costeggiando Monte Peloso. Ai due incroci successivi si mantiene la sinistra superando la sella fra Monte Peloso (a sinistra) e Monte Sellato (a destra), iniziando a salire di livello, sino ad una radura da cui si ammira una splendida veduta del versante occidentale del vulcano, che s’impenna vertiginosamente. Al bivio si piega a destra incontrando un secondo “pagghiaru” e continuando nel folto della lecceta, in cui si notano anche pino e roverella. Procedendo in salita, senza incertezze, si raggiunge Casa Zampini (km. 4,4 dall’inizio), rifugio di pertinenza forestale. All’altezza della casa vi sono due sentieri: si tralascia quello di destra che costeggia l’edificio, per seguire la pista di sinistra che conduce alla base dei Monti Tre Frati, che si raggiungono dopo circa 700 metri. Ci s’immette a sinistra per poi, subito dopo, piegare a destra attraversando il corridoio che divide le due bocche che costituiscono l’apparato eruttivo.
Si prosegue ancora a sinistra, costeggiando per intero la bocca ovest, sino ad un trivio: si scarta la strada di destra che procede verso Monte Ruvolo e si procede per quella di centro, tralasciando il cammino di sinistra che continua a costeggiare i Monti Tre Frati. Si avanza dapprima in uno spazio aperto, poi nuovamente sotto l’ombra della lecceta, sino al bivio, da imboccare a destra, che immette in un pianoro percorso all’andata. Si procede aggirando Monte Peloso dal versante nord (opposto rispetto quello dell’andata), popolato fittamente dalla lecceta, sino a ricongiungersi (km. 8,8 dall’inizio) al “pagghiaru” visitato in precedenza. Per la strada nota si ritorna al cancello dì’ingresso del demanio, concludendo l’itinerario dopo 10 chilometri.
Scheda itinerario
Particolarità: Casa Bosco di Prato Fiorito; Lecceta di Prato Fiorito; “pagghiaru” (ricovero tradizionale); Casa Zampini |
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(Ultimo aggiornamento agosto 2014)