Eventi eruttivi parossistici come quello avvenuto ieri pomeriggio all’Etna non costituiscono certo una novità per quel vulcano, che negli ultimi decenni ha prodotto centinaia di eventi simili.
Sono fenomeni naturali che benché importanti e spettacolari, quasi sempre non costituiscono pericolo per le popolazioni etnee.
Tuttavia, la nube piroclastica che si forma nel corso di queste eruzioni può innalzarsi in atmosfera per vari chilometri condizionando il traffico aereo nel Mediterraneo centrale. Allo stesso tempo, la cenere che ricade al suolo può rendere pericolosa la circolazione dei veicoli sulla rete stradale e può determinare anche un temporaneo mutamento dell’aria delle zone interessate.
“L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia è ben organizzato per affrontare queste fenomenologie eruttive”, spiega Fabio Florindo, Presidente facente funzioni dell’INGV, “attraverso ricercatori e tecnici altamente specializzati e mediante sale operative tra loro interconnesse ed operanti H24. L’eruzione di ieri è stata, quindi, seguita sin dalle primissime fasi rispettando precisi protocolli operativi finalizzati a comunicare tempestivamente l’evoluzione dei fenomeni al Dipartimento della Protezione Civile nazionale e curando con particolare attenzione anche la comunicazione degli eventi alla popolazione”.
“In casi come questo”, prosegue il Presidente, “l’imponenza della nube eruttiva e la rapidità con cui è avvenuto il fenomeno possono creare un allarme tra la popolazione. La tempestiva divulgazione dei comunicati dell’INGV ha offerto al pubblico tutte le informazioni corrette indicando in real-time la vera portata dell’evento ed evitando, oltretutto, la facile strumentalizzazione di eventuali notizie non veritiere riprese dai social”.