Giornate Fai di Primavera, Sabato 5 e Domenica 6 Maggio 2021, dalle ore 10 alle 18, alla scoperta della Canonica degli Archi con il Gruppo FAI Giarre – Riposto
Sul versante orientale dell’Etna non lontano dal mare in via della Femmina Morta al civico 68 incontriamo il fondo su cui sorge la Canonica degli Archi. Così definita per un triplice ordine di motivi: sia perchè sede in cui si celebrava messa dentro la cappella, attualmente in fase di restauro, sia per la sequenza degli archi frontali che ne caratterizzano il tratto dominante architettonico, come pure infine per aver trovato la sua più felice collocazione, proprio in contrada Archi, sospesa fra i fiorenti campi dell’Etna e il mitico Mar Jonio.
Sin dal 1740 proprietà di Francesco Moncada e Natoli, Duca di Archirafi, successivamente acquistata dal Barone Pennisi di Floristella di Acireale per poi passare ad altra proprietà del Barone Musumeci che vende nel 1989 all’attuale proprietario Giuseppe Patanè che elegge la sua residenza e sede di lavoro, e qui crea il suo atelier artistico d’ispirazione fra moda, pittura e scultura. SI dà, così, luogo ad un unicum, senza eguali nel territorio, per la sua originalità e varietà. Nel rispetto della nobile tradizione di un passato storico quale aristocratico Palazzo e Residenza estiva con latifondo di vigneto e successivamente agrumeto. Il Patanè attiva un intervento di recupero architettonico e fedele ripristino conservativo grazie alla sua genuina passione artistica, senza alterare l’essenza dei luoghi. In questo stimolante contesto attinge linfa per I suoi più alti momenti creativi che oggi sono testimonianza diretta della tradizione mitologica e antropologica Etnea attraverso una mostra di pittura e installazioni permanenti che propongono , elementi e strumenti di vita e lavoro della cultura rurale contadina dentro gli spazi del vecchio palmento al piano terra della struttura.
La stessa si sviluppava su tre livelli con tre diverse finalità e funzioni che sono diretta espressione del più antico e nobile binomio dell’arte del costruire: ovvero l’armoniosa convivenza di architettura e natura: elementi fondanti della Canonica degli Archi e della civiltà rurale del territorio. Il fabbricato, come altri presenti nel territorio, non è il risultato di un unico momento costruttivo ma di una serie di ampliamenti e ristrutturazioni avvenute nel corso degli ultimi due secoli. Il nucleo più antico ricalca il tipico schema della casa “Appalazzata”. La residenza padronale si elevava al primo piano sopra il palmento, riservato ad accogliere i proprietari e al piano superiore del sottotetto la servitù, mentre la cantina si prolungava e collegava con il portico e confinante patio destinati in epoca successiva alla produzione del succo di limone, che confermerebbe la riconversione della vecchia vigna in limoneto. Il recupero dell’ampio Patio, di rara e irresistibile bellezza scenografica, crollato per assenza di manutenzione, coperto con travi di legno castagno e sorretto da due colonne centrali in pietra di lava da cui erano visibili le mezze botti in posizione verticali, ha fornito gli elementi per capire che l’area veniva utilizzata alla lavorazione e conservazione del succo di limone. Affiancate all’accesso principale della dimora e in posizione diametralmente opposta si collocavano le due stalle: la prima serviva per alloggiare la carrozza e dal lato opposto accanto alle cisterne e ai gazebi, luogo eletto dove si svolgeva la vita privata della famiglia, un giardino si confondeva con l’orto tra effluvi di gelsomino, rampicanti di glicini e intensi, sensuali fragranze di fiori di zagara come evocazioni di luoghi della memoria di gattopardesco richiamo, confermano ancor oggi un rapporto privilegiato che queste residenze rurali avevano instaurato con l’ambiente naturale e la sua più pura architettura e per tale spontanea simbiosi senza confini di tempo.
Con l’apertura della Canonica degli Archi, il Gruppo Fai di Giarre-Riposto ha voluto proseguire il percorso, iniziato con Palazzo Vigo, tra le “RESIDENZE DI CAMPAGNA” di origine settecentesca, che, come tesori nascosti, si trovano disseminate nel nostro territorio, a testimonianza di un passato sconosciuto ai più, di grande sviluppo economico, che ha visto la costruzione di tali dimore da parte delle nobili famiglie del circondario, che amavano trascorrervi le vacanze estive ed il periodo della vendemmia. La caratteristica peculiare di queste residenze, ed in particolare della Canonica degli Archi, si trova in quello che era il fulcro, il punto di convergenza della vita economica del casato nobiliare: il palmento, che, nella Canonica degli Archi, è stato preservato ed impreziosito dal genio artistico del suo proprietario. Scoprirete, con la visita dello splendido palazzo, come.