Il piccolo Gongilo Chalcides ocellatus (Fersskài, 1775) è detto in dialetto etneo “‘u tirasciatu” o semplicemente “u tiru”. In altre zone della Sicilia è chiamato con nomi diversi, con riferimento alla sua colorazione (simile a quella di una sardina), oppure perché ritenuto pericoloso per i neonati, a cui “succhierebbero” il respiro, entrando nella bocca. Naturalmente, questa credenza popolare non poggia su vere basi etologiche e nulla a che vedere con questo innocuo e timido sauro, che vive dove può nascondersi, sotto legna o pietre.
Gongilo. Foto © Grazia Muscianisi di Pro Natura Catania e Ragusa
Il Gongilo – della famiglia degli Scincidi – è giunto in Sicilia dall’Africa settentrionale ed è presente anche in Sardegna, Malta e nelle isole greche. Può raggiungere i 30 cm, ma di solito è di dimensioni più ridotte, pronto a cibarsi di invertebrati (insetti e chiocciole) e semi (soprattutto di fico d’India), ma anche a diventare preda di animali ben più grandi. La testa è molto piccola sul corpo cilindrico color ocra-verdastro, leggermente squamato e maculato di nero, con quattro zampette poco usate, dal momento che il Gongilo preferisce strisciare, come i serpenti. Se spaventato, si rifugia rapidamente nel terreno o sotto sassi. Nonostante sia un rettile, la femmina del Gongilo dà alla luce da 3 a 10 piccoli vivi e già in grado di muoversi.