Il picchio tridattilo (Picoides tridactylus) è una specie affascinante e poco comune, adattata a vivere nelle foreste di conifere dell’emisfero settentrionale. Il suo nome deriva da una caratteristica unica tra i picchi europei: possiede solo tre dita invece delle solite quattro, un adattamento che lo aiuta a muoversi con maggiore agilità lungo i tronchi degli alberi.
Il picchio tridattilo ha un aspetto inconfondibile. Misura circa 20-22 cm di lunghezza con un’apertura alare di 35-40 cm, con un piumaggio di colore prevalentemente nero e bianco, con il maschio che sfoggia una “crista” di colore giallo oro sulla testa.
Questo picchio si nutre principalmente di insetti xilofagi, come larve di coleotteri e altri invertebrati che si annidano sotto la corteccia degli alberi morti o morenti.
A differenza di altri picchi, il picchio tridattilo non “tamburella” frequentemente sui tronchi, preferendo sondare la corteccia con il becco per scovare le prede. Ciò si ripercuote sulla struttura cranica che, a livello evolutivo, risulta morfologicamente diversa rispetto alle altre specie della famiglia Picidae, risultando quindi meno propensa ad assorbire gli urti.
Come le altre specie della stessa famiglia, il suo ruolo ecologico è cruciale, poiché contribuisce alla regolazione delle popolazioni di insetti dannosi per le foreste.
La deposizione delle uova ha luogo a partire dalla fine di aprile e nell’anno compie una sola covata. Le 4-5 uova deposte sono incubate sia dalla femmina che dal maschio per circa 11 giorni. I pulcini sono nidicoli e restano nel nido per 22-26 giorni, ma continuano a dipendere dai genitori per almeno un altro mese.
Nonostante non sia una specie schiva nei confronti dell’uomo, la sua scarsa distribuzione sul territorio italiano, stimata tra le 110 e le 300 coppie, e la sua presenza esclusivamente nelle foreste alpine, dai 1000 ai 1800 m.s.l.m., specialmente nelle regioni del Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Valle d’Aosta e Lombardia, rende questa specie incredibilmente elusiva.
Curiosità
Una delle peculiarità più sorprendenti del picchio tridattilo è la sua incredibile resistenza agli inverni rigidi. A differenza di molte altre specie di picchi, è particolarmente attivo nei mesi freddi e può sopravvivere in ambienti con temperature molto basse grazie al suo metabolismo accelerato, che gli permette di mantenere efficientemente la temperatura corporea, alla capacità di trovare cibo anche sotto la neve e alle sue piume, che sono spesse e isolate fungendo da barriera termica.
Inoltre, riduce gli spostamenti lunghi e concentra la sua attività su aree con abbondanza di legno morto, evitando il dispendio energetico inutile.
Questo lo rende un vero e proprio specialista della sopravvivenza delle foreste boreali e delle montagne europee.
