Continua senza sosta il monitoraggio multidisciplinare dei Campi Flegrei. Un nuovo studio dell’INGV in collaborazione con l’Università di Bari e l’Université Savoie Mont Blanc, illustra la possibile correlazione tra risalita di gas e due sciami sismici avvenuti nel 2015 e 2019
Comprendere sempre meglio i processi in atto ai Campi Flegrei. È questo l’obiettivo dello studio multidisciplinare condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) dal titolo “Tracking Episodes of Seismicity and Gas Transport in Campi Flegrei Caldera Through Seismic, Geophysical, and Geochemical Measurements”, appena pubblicato sulla rivista Seismological Research Letters.
“Lo studio”, spiega Flora Giudicepietro, ricercatrice dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV, “si è basato su analisi multiparametriche, cioè sull’elaborazione di dati provenienti da più discipline. In particolare, sono stati correlati i dati sismici (parametri dei terremoti e del tremore fumarolico), i dati geodetici (sollevamento del suolo) e i dati geochimici (emissione di gas nella zona di Pisciarelli): tre categorie diverse di informazioni ma tutte necessarie per definire lo stato di attività di un vulcano e per comprenderne l’evoluzione.
I risultati della ricerca hanno permesso di identificare due episodi di sismicità, avvenuti il 7 ottobre 2015 e il 6 dicembre 2019, in cui i dati registrati possono essere interpretati come dovuti ad apporti di gas nel sistema idrotermale dei Campi Flegrei”.
“Attraverso questa analisi multidisciplinare”, prosegue Flora Giudicepietro, “è stato possibile evidenziare che nelle due date in esame si sono verificati degli sciami sismici caratterizzati da eventi con magnitudo maggiore rispetto a quella generalmente molto piccola dei terremoti flegrei, che sono stati entrambi preceduti da un incremento della velocità di sollevamento del suolo. Inoltre, l’ampiezza del tremore generato dalla principale fumarola dell’area di Pisciarelli (in prossimità della Solfatara e vicino al confine comunale tra Pozzuoli e Napoli), ha evidenziato un incremento dell’attività idrotermale durante e dopo gli sciami”.
Per determinare con precisione l’ampiezza del tremore fumarolico è stato utilizzato il segnale di una stazione sismica posizionata a soli 8 metri di distanza dalla fumarola di Pisciarelli.
“Questa stazione”, aggiunge la ricercatrice, “ha permesso di raccogliere dati che danno un’indicazione dell’attività della fumarola in oggetto, che ben si correla anche con quelle della Solfatara. La ricerca continua, per comprendere sempre meglio i processi in atto nei Campi Flegrei”, conclude Flora Giudicepietro.
La ricerca pubblicata ha una valenza essenzialmente scientifica, priva al momento di immediate implicazioni in merito agli aspetti di protezione civile.