È nato il “Comitato Etnalibera” che chiede alle autorità nuove norme per la fruizione dell’area sommitale. Il 10 luglio manifestazione e raccolta firme a Nicolosi
Rendere nuovamente libero l’accesso ai crateri sommitali dell’Etna. Una frase breve che racchiude una filosofia di vita lunga millenni e che affonda le radici nel rapporto primordiale fra il gigante e i suoi abitanti e che nessun atto burocratico potrà mai cancellare. È pure la sintesi di una richiesta che parte dal basso, dagli appassionati, dalle associazioni, da quanti vivono di Etna, dai siti web dedicati al vulcano (fra cui Etnalife) e da liberi cittadini che, forse, mai in vita loro raggiungeranno i crateri sommitali, ma che condividono il pensiero di fondo: l’Etna non si vieta. Un consistente gruppo di associazioni, operatori e appassionati di montagna in genere, ha costituito il “Comitato Etnalibera”, che intende sensibilizzare le popolazioni etnee e le autorità preposte sulle incongruenze delle attuali norme che regolano l’accesso ai crateri sommitali e che, di fatto, rendono vietata la cima del vulcano agli escursionisti.
Il comitato, (costituito da AGAI Associazione Guide Alpine Italiane, CAI Club Alpino Italiano Regione Sicilia Onlus, Etnalife, Etnasci, Etnaviva, Etnawalk, FederEscursionismo Sicilia, FIE Federazione Italiana Escursionismo, Piuma Bianca e da cittadini che hanno aderito singolarmente) ha redatto un documento nel quale si chiede alle autorità competenti di superare i limiti alle escursioni libere in quota fissati nelle “Procedure di allertamento rischio vulcanico e modalità di fruizione per la zona sommitale del vulcano Etna”, emanate nel 2013 dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile e che, in sintesi, stabiliscono che le visite possano avvenire solo con l’ausilio di personale abilitato ai sensi di legge (guide) in situazione di normale attività dell’Etna (cosiddetta “criticità ordinaria”). In caso di eruzione, le “procedure” rendono in pratica inavvicinabili i luoghi delle manifestazioni eruttive, anche in occasione delle cosiddette “eruzioni turistiche” a basso rischio – come quella dell’agosto 2014 – mediante l’emanazione di ordinanze prefettizie ad hoc, che si scontrano con una storia millenaria che appartiene al popolo etneo. Un popolo da sempre richiamato dal fascino della montagna e del suo “fuoco”, a cui si accosta con timore e rispetto e che, da sempre, ha voluto lanciare, almeno per una volta nella vita, uno sguardo in quella “bocca degli inferi” che regola i destini della terra in cui vive. Insomma, se un funzionario avesse sbandierato in faccia a Empedocle, o a Brydone, o a Maupassant, la sua bella ordinanza che vietava loro di avvicinarsi all’area sommitale, non si sarebbero mai scritte alcune delle pagine più belle della nostra “montagna” e, persistendo con questo assurdo approccio, non ve ne saranno di nuove.
Etnalibera, nel documento, scrive che “il diritto di circolazione dei cittadini è tutelato costituzionalmente” e che gli attuali limiti appaiono in contraddizione con la presenza del territorio del vulcano fra i siti UNESCO, dei quali, al contrario, si dovrebbe assicurare la fruizione. Le contestate procedure di accesso all’area sommitale non sarebbero, inoltre, in linea con la normativa istitutiva della stessa Protezione Civile, mentre i divieti sarebbero un ostacolo allo sviluppo economico della nostra zona poiché “inficiano e in alcuni casi impediscono l’attività di guida alpina e vulcanologica, che invece trova una delle sue ragioni di essere proprio nell’assistere i clienti”.
Il Comitato, chiedendo di superare i divieti restituendo al Parco dell’Etna la piena responsabilità di regolamentare e gestire la fruizione dell’area protetta, suggerisce di mantenere l’evidenza di un’area ad alto rischio all’interno della quale chi accede lo fa nella piena consapevolezza dei pericoli e assumendo anche la responsabilità nel caso in cui accompagni persone meno esperte. Propone, inoltre, di aumentare considerevolmente l’informazione agli escursionisti, stabilire un numero massimo di accessi giornalieri in quota e predisporre piani di fruizione degli eventi eruttivi.
Infine, per Etnalibera, superando gli attuali divieti “si raggiungerebbe il duplice obiettivo di rendere da una parte maggiormente consapevole e sicura la fruizione di una straordinaria risorsa naturale, sfruttando d’altra parte in maniera maggiore l’enorme richiamo turistico che esercita l’Etna in occasione delle sue possenti manifestazioni eruttive ed esplosive. Tutto questo senza dimenticare che gli attuali residenti hanno diritto a mantenere il plurisecolare rapporto (fisico ed emotivo) che le popolazioni etnee hanno sempre avuto con il vulcano su cui vivono, pena la rottura delle stesse radici identitarie che legano gli etnei alla loro Muntagna”.
Etnalibera – i cui portavoce sono Sergio Mangiameli e Giuseppe Riggio – ha indetto una manifestazione per venerdì 10 luglio alle ore 21:00 nello spazio antistante il Museo della Civiltà Contadina di Nicolosi, per presentare il documento – che tutti potranno firmare – da consegnare alla deputazione regionale e nazionale della provincia di Catania, onde avviare un confronto dal quale si possa giungere ad una nuova regolamentazione per l’accesso all’area sommitale. In quell’occasione verranno resi noti i nomi di quanti hanno aderito all’appello per l’Etna, finalmente, libera.
Pietro Nicosia (articolo pubblicato sul giornale on line La Freccia Verde)
(26 giugno 2015)
[button style=”solid” size=”small” link=”http://www.etnalife.it/etnalibera/” target=”_blank”]Documento di Etnalibera[/button]