Decreto di “San Silvestro”, pubblichiamo le proposte dei fruitori. Per Giuseppe Riggio non sarebbe uno scandalo assoggettare alcune aree a cifre modeste purché non si ripeta il caso “Sostare” a Catania
Un solo dato è certo: un decreto dell’assessore regionale al territorio pubblicato nella gazzetta ufficiale del 31 dicembre stabilisce un prezzo da pagare per accedere alle aree protette, differenziando la tariffa tra residenti e non residenti. Lo stesso decreto impone agli enti gestori di fare presto. Ci pensino loro a decidere come imporre in concreto la nuova tassa, ma lo facciano entro tre mesi.
A questo punto il mio commento deve necessariamente seguire due strade diverse. La prima riguarda il merito politico del decreto dell’Assessore. È stato opportuno, ben fatto il provvedimento del 31 dicembre? Va subito chiarito che in realtà il provvedimento arriva al termine di una serie di atti legislativi ed amministrativi. Un provvedimento della giunta Crocetta del 2013 ed una legge regionale del 7 maggio 2015. Quindi in qualche modo era un atto dovuto e atteso.
Aggiungo anche che non mi scandalizza in sé l’idea di un contributo da porre a carico di chi usufruisce delle aree protette. Considerato soprattutto che molte riserve impiegano un numero significativo di operai forestali e sono inoltre destinatarie di vari lavori di manutenzione, non sempre utili o indispensabili, ma comunque pur sempre posti a carico della collettività. In più va ricordato che il ticket per lo Zingaro (Riserva Naturale Orientata dello “Zingaro” n.d.r.) esiste da anni e che anche alcuni ambientalisti hanno reclamato negli anni scorsi la possibilità di poter avere entrate autonome per le aree protette. E poi perché ritenere indecente dover pagare qualche euro se in contropartita si ottiene di riuscire a percorrere finalmente la Valle di Pantalica con le bici senza dover implorare il favore del funzionario forestale di turno? Non mi sembra la fine del mondo, anzi tutto sommato una buona idea se i soldi percepiti verranno vincolati esclusivamente alla fruizione delle riserve stesse o ad interventi di conservazione naturalistica come scritto nel decreto dell’Assessore Croce, che però include tra i possibili utilizzi delle somme provenienti dal ticket anche le spese sostenute per l’incasso del ticket stesso. Ma questo delicato aspetto preferisco affrontarlo più avanti.
Quindi in linea di massima sia l’impostazione generale del decreto che l’applicazione ad alcune riserve mi paiono ragionevoli e possibili. Ben più complicata l’estensione ai Parchi. Il decreto parla di limitazione del balzello a “zone o lungo peculiari itinerari di visita” ricadenti nel demanio regionale o a qualsiasi titolo rientranti nella disponibilità dell’ente gestore. Mi pare di capire che nessun piano dei Parchi potrà quindi prevedere pedaggi indiscriminati per l’accesso all’area protetta. E tra l’altro il ticket di 4 euro, che diventano 2 per i residenti, può anche essere ulteriormente ridotto del 50% in ragione della “qualità del servizio reso”. Quindi in concreto si potrebbe trattare di cifre veramente modeste. Ma comunque di non facile percezione in una realtà vasta come quella etnea. Si potrebbe sistemare e assoggettare a pedaggio il sentiero natura dello Zoccolaro? Probabilmente sì, anche se restano dei dubbi circa la validità giuridica di simili disposizioni. Oppure si potrebbe ipotizzare un pedaggio da chiedere a quanti potranno finalmente accedere alle zone sommitali, magari previa registrazione per motivi di sicurezza in un apposito sito? Penso che non desterebbe scandalo.
Oltre al ticket vero e proprio il decreto chiede agli enti gestori di provvedere a istituire o ad incentivare i servizi a pagamento. Mi pare che sull’argomento si possa solo invitare i gestori a fare presto. Perché non instaurare una navetta ad esempio da Maletto sino al Rifugio Nave, che si trova appena sotto la pista alto-montana, risolvendo così un annoso problema politico e turistico ed aprendo nuove opportunità escursionistiche? Oppure si potrebbe convincere la Forestale a dare finalmente e seriamente in gestione gli edifici costruiti con i quattrini della collettività trasformandoli in rifugi del Parco. Molto c’è da fare al riguardo e può darsi che il decreto dell’Assessore Croce possa servire a smuovere le acque stagnanti della burocrazia regionale. Sperando, e qui andiamo alla questione spese per l’esazione del ticket, che non si ripeta il ben noto caso della società Sostare a Catania. Un esempio da manuale di utilizzo improprio del biglietto pagato dai cittadini. I soldi versati per la sosta all’interno delle strisce blu sono diventati infatti insufficienti a remunerare i controllori assunti qualche amministrazione fa con il compito di controllare il pagamento del ticket! Insomma una vera beffa. Non solo i cittadini pagano il tagliando orario, ma il Comune di Catania deve pure risanare le perdite della società Sostare. Sull’Etna si potrebbe ripetere un caso del genere se il Parco pensasse di assumere personale destinato a verificare l’accesso all’enorme estensione dell’area protetta. Quindi confido sul buon senso dei funzionari dell’Ente nell’articolare un piano di applicazione del decreto che fondamentalmente miri a fornire nuove opportunità ai fruitori in cambio del balzello ed in una parallela iniziativa politica che sostenga la parte più innovativa del decreto di fine dicembre, cioè l’incremento dei servizi offerti dalle aree protette ai visitatori per cercare di presentare finalmente al mondo una Sicilia più bella ed accogliente.