Colomba Bianca lancia l’Osservatorio V-Lab e traccia il quadro climatico degli ultimi 10 anni con l’obiettivo di preservare il settore vitivinicolo.
Appello alle cantine dell’Isola: fare tesoro di questi dati per lavorare in rete ed esportare la qualità dei nostri prodotti nel mondo
La variabilità del fattore “clima” incide fortemente sulle tecniche agronomiche finalizzate alla stabilità qualitativa e produttiva: lo stress idrico riduce il peso delle uve, condiziona il ritmo delle maturazioni, il grado zuccherino, le patologie fungine e le infezioni peronosporiche, caratterizzando fortemente le performance del vigneto. All’inizio di ogni stagione colturale le incognite legate all’andamento meteorologico impattano fortemente sulle scelte dell’agricoltore: il ruolo delle piogge, soprattutto in Sicilia, rimane centrale sulle strategie di sviluppo del settore. Gli ultimi dieci anni di osservazioni hanno fatto registrare eventi atmosferici inediti, che hanno determinato nuove sfide per tutti gli attori della filiera. Aggregare i dati, avere un quadro macro e ciclico sull’andamento atmosferico e sulle ripercussioni produttive, prevenendo l’alterazione e le anomalie che si presenteranno negli anni futuri col cambiamento climatico in atto, è l’obiettivo principale da seguire. È da queste riflessioni che nasce il nuovo progetto della cooperativa Colomba Bianca, la Cantina che opera in provincia di Trapani e che ha deciso di creare “V-Lab”, un Osservatorio regionale che possa mettere in rete istituzioni, imprenditori, agricoltori, enologi ed esperti del settore, per avere uno strumento unico che possa (re)interpretare tecniche da mettere in campo e trattamenti fitosanitari, definendo gli areali più vocati per la produzione di vini rossi, bianchi e spumanti.
«L’anno 2021 ha confermato la grande variabilità del “fattore-clima” e la necessità di adeguare le scelte colturali in relazione all’andamento meteo-climatico – ha sottolineato durante la presentazione degli studi (avvenuta ieri a Marsala), Luigi Pasotti, Autorità di Bacino del Distretto Idrografico Sicilia – un anno termicamente molto caldo, vicino ai massimi del 2003, che si è trasformato in una stagione di ricostituzione delle riserve idriche del suolo, degli invasi e delle risorse sotterranee. Nonostante non ci sia più l’evidenza di quel calo progressivo di precipitazioni, che sembrava ormai assodato all’inizio del 2000, sebbene la Sicilia appaia favorita da maggiori possibilità di adattamento, nonostante la ben nota resilienza della vite, occorrono nuove strategie di adattamento alla siccità. La strada da seguire è quella del monitoraggio costante di un campione rappresentativo dei vigneti per avere un termometro quanto più fedele alla realtà».
«In provincia di Trapani, ma anche nel resto della Sicilia, l’anno 2021 è stato caratterizzato da un inverno poco generoso dal punto di vista pluviometrico – ha spiegato il responsabile dello staff tecnico viticolo di Cantine Colomba Bianca Antonio Pulizzi – i mesi di febbraio e marzo hanno visto accumuli poco sopra i 50 mm di pioggia e la primavera è stata decisamente asciutta. Fortunatamente la distribuzione delle piogge si è verificata nei momenti cruciali – cioè ad aprile, prima della fioritura, e poi a inizio allegagione (formazione dell’acino) – salvaguardando il giusto equilibrio vegeto produttivo». Grazie al monitoraggio effettuato nell’ultimo decennio – col supporto delle stazioni meteorologiche SIAS, il Servizio del Dipartimento Regionale dell’Agricoltura e con l’utilizzo degli indicatori internazionali sulla siccità (indici SPI) – che ha dato vita alla collana di libri “Le Uve raccontano”, Colomba Bianca è riuscita a tracciare tutte le fasi fenologiche della vite, influenzate da molteplici fattori quali: latitudine, temperatura, tipologia del terreno, esposizione, epoca di potatura e varietà: «Un dato su tutti: l’inverno freddo del 2022 ha rallentato l’inizio di germogliamento di tutte le varietà rispetto alla media delle annate 2012-2021 – continua Pulizzi – in particolare il germogliamento Grillo (vedi foto) ha fatto registrare un ritardo che ha condizionato poi tutte le fasi successive legate alla vendemmia».
«La presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura Toni Scilla, del Presidente Consorzio Sicilia DOCAntonio Rallo, dell’assessore alle Politiche di Sviluppo Economico del Comune di Trapani Andreana Patti e di tantissime Cantine che operano nel nostro territorio – hanno concluso il presidente e il vicepresidente di Colomba Bianca, rispettivamente Dino Taschetta e Filippo Paladino – ha dimostrato l’importanza e l’utilità di un progetto tecnico, che ha tantissime ripercussioni sugli aspetti pratici legati alla nostra attività e che può davvero indirizzare il futuro del comparto. In questi dieci anni c’è stata un’ampia forbice legata alla qualità e alla quantità della produzione: basti pensare al Nero D’Avola, che ha registrato un range variabile da 64 a 140 quintali di raccolto per ogni ettaro. Le osservazioni sul campo consentono di mappare tantissimi aspetti utili per innalzare ulteriormente il profilo delle nostre uve e potenziare gli obiettivi enologici delle nostre aziende. Vogliamo consegnare questo patrimonio a tutti coloro che operano in Sicilia, per fare tesoro del lavoro svolto in questi anni, capitalizzando le informazioni utili e lavorando insieme in un’unica direzione: fare della Sicilia una terra di tradizioni legata ai suoi prodotti».
Per scaricare il report completo “Le uve raccontano” https://colombabianca.com/download/