Storia, ambiente e sviluppo economico compatibile trattati nel convegno sulla viticoltura e gli alberi monumentali

BELPASSO – Il convegno “La viticoltura storica e gli alberi monumentali nel paesaggio italiano”, ospitato nell’Aula consiliare del Comune, è stato aperto dai saluti istituzionali dell’assessore Graziella Manitta, in rappresentanza del sindaco Daniele Motta, e del presidente Dario Teri per Federescursionismo Sicilia, mentre Carmelo Nicoloso in qualità di coordinatore del Comitato Parchi e delegato per la rete “Magna Grecia_vivi con noi”, ha introdotto gli argomenti e le linee guida del convegno.

Dalla viticoltura, considerata la coltivazione storica più diffusa e rappresentativa nel nostro Paese, fortemente limitata dalla latitudine e dalle condizioni climatiche, per cui ampie fasce del nostro territorio risultano precluse alla pianta sacra ad Atena.  Le grandi viti italiane, veri e propri patriarchi vegetali, sontuosi nelle dimensioni, con una loro storia, un’identità forte, quasi umana. Agli alberi monumentali, i Boschi Sacri” dall’antica Roma, protetti per motivi religiosi. Di queste, e di molte altre peculiarità e iniziative di salvaguardia, ha scritto Franco Tassi nella recentissima opera “Alberi Sacri” (2018).

Anticipata in Italia, con l’albero considerato monumento da proteggere: come il famoso Castagno dei Cento Cavalli, classica meta del Grand Tour, tutelato fin dal lontano 1745 con il Sigillo Borbonico, la Costituzione della Repubblica italiana all’Art. 9 sottolinea che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” 

Un punto fermo “sul paesaggio” dei nostri Costituenti più illuminati e lungimiranti, Benedetto Croce in primis, che ci hanno lasciato in eredità. Sembra strano pensare che proprio in Sicilia già con il Real Patrimonio di Sicilia del 21 agosto 1745 si impose, fra le altre cose, la conservazione dei boschi del Carpineto a monte di Mascali con il “ Castagno dei Cento Cavalli”. Il convegno fortemente voluto da qualificati naturalisti e studiosi, presenti a Belpasso, quali Luciano Di Martino (direttore del Parco Nazionale della Majiella), Aurelio Manzi (botanico e naturalista abruzzese) e Orlando Sculli (professore di lettere in pensione, studioso di vitigni e palmenti antichi), per rendere omaggio ad Alfio Bruno (insegnate agrotecnico belpassese in pensione), il quale ha coniugato durante il suo intervento l’attività di ricercatore con quella di fitogenetista, riferendo le principali scoperte su campi di tutto il mondo, in particolare in Grecia, su ricerche e trattati in ambito vitivinicolo, dal Corinto bianco al Moscato di Siracusa.

Moderati e coordinati dal giornalista Daniele Lo Posto, sono seguite le relazioni di: Maria Teresa Magro (Soprintendenza BB.CC.AA. di Catania) sui palmenti antichi della Valle dell’Alcantara, Elio Arcoria (Centro Ambiente Euro Mediterraneo) su l’Amministrazione Forestale per la Salvaguardia e Fruizione (riferimenti particolari nell’area etnea), Salvatore Vinciguerra (dottore forestale) su Gli Alberi Monumentali come una costellazione, testimoni silenziosi di un paesaggio in continua trasformazione. Intervento fuori programma del geologo Sebastiano Fazzina per l’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Catania. Le conclusioni sono state affidate a Carmelo Nicoloso, Luciano Di Martino e Aurelio Manzi, davanti ad un pubblico numeroso ed attento. La pubblicazione “Le viti monumentali, le forme tradizionali di coltivazione, i paesaggi vitivinicoli residuali, gli antichi palmenti” (di L. Di Martino-S. Guidi-A. Manzi e M. Pellegrini) ha supportato la base per sviluppare una rete tra i vari soggetti, in particolare le guide naturalistiche-interpreti e custodi del territorio, quindi i preposti istituzionali alla conservazione della natura, con il coinvolgimento degli imprenditori, in particolare dell’ospitalità, ristorazione, dell’agroalimentare e degli artigiani. Attraverso i temi centrali legati alla biodiversità e agli ecosistemi per focalizzare la sacralità delle montagne italiane, Pacha Mama nel Belpaese.

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