Quando c’è ancora la neve, scendo ogni tanto di quota, per sentire l’odore della terra. Ne ho bisogno, per ricordarmi chi sono e dove finiranno le mie spoglie. Non passeggio, corro. Rincorro la grazia che sta tutta nel movimento, oltre la bellezza di esserci ancora. Corro tra gli alberi fitti sulla terra bagnata, ascolto la melodia dei tronchi di castagno che oscillano nel vento, come canne di un organo delle dimensioni di questo insostituibile bosco. Corro avvolto dalla natura e le lacrime si mischiano al sudore. Penso a chi non può farlo e darebbe tutta la vita meno questo giorno, per poterlo fare. Penso a chi, pur potendo non ha voglia di farlo per pigrizia o per mancanza di immaginazione. Corro in solitudine e vorrei incontrare un maestro pazzo con i suoi alunni, scappato insieme a loro stamattina da scuola per la follia più semplice: correre tutti insieme nel bosco. Poi non vedo più niente e mi fermo. Abbraccio un albero e mi faccio forza.