Mi piace che i chistiani si appassionino all’Etna, ai suoi respiri, alle sue eruzioni. Non mi piace che ne facciano oggetto di vanto, più di bellezza in sé. Se così non fosse, l’esercito di appassionati avrebbe già sconfitto la macchina dei divieti e del “tutto sotto controllo” – che mi fa ridere: ma cosa mai controllate? Usate bene il vocabolario italiano: “tutto sotto osservazione” (sempre che non cali la nebbia), e basta.
Invece non è così, il senso vietato c’è ancora e continuerà, e non capite che se oggi avete la sensazione di libertà di accesso perché gli sceriffi si voltano dall’altra parte, di fatto siete già clandestini in terra vostra. Avete consegnato i documenti di proprietà di casa vostra e il nuovo padrone vi tollera che passeggiate sulle sue sciàre. Vi lascia pure il cancello aperto, e voi siete contenti così, di fare quattro foto e raccogliere gli applausi per la vostra bravura.
Poi siete capaci di discutere se l’Etna sia Iddu oppure Idda, e ci perdete tempo. Io non so se l’Etna sia Iddu o Idda. Non so se sia il padre Vulcano, che sparge il seme della vita, oppure la madre Montagna, che partorisce nuova terra. Io credo che attribuire un sesso a questa bellezza pura, sia come dire se l’anima di una persona sia maschio o femmina, se Dio stesso sia da articolo maschile o femminile. Io credo che l’Etna e i vulcani siano tutto, compreso il loro principio e la loro fine, la vita di tutti gli esseri viventi e la loro morte, l’uomo e la donna insieme. Ma questa è solo la mia opinione, quella di un essere spregevole e solitario, che non ha più nulla a che fare col mondo dei chistiani.