Gli animali selvatici liberati ai piedi di Monte San Nicola. Erano stati curati dal Fondo Siciliano per la Natura nel Centro di Recupero di Valcorrente che, adesso, rischia di chiudere per il taglio dei fondi regionali
Un allocco e una coppia di istrici restituiti al loro ambiente. Cerimonia di “riconsegna” alla natura questa mattina nell’ex Monastero Benedettino di San Nicolò l’Arena, a Nicolosi, sede del Parco dell’Etna, ai piedi del Monte San Nicola. L’allocco e gli istrici sono stati condotti nella sede dell’ente dai volontari del Fondo Siciliano per la Natura, Luigi Lino, Grazia Muscianisi, Salvo Rubbino, Giuseppe Coci e Sergio Mangiameli, promotore dell’iniziativa, dopo la cura e riabilitazione nella struttura del Centro di Recupero della Fauna Selvatica di Valcorrente. Per la Ripartizione Faunistico-Venatoria era presente Maurizio Pennisi. La cerimonia è stata fortemente voluta dalla Presidente del Parco Marisa Mazzaglia, che ha ridato il volo all’allocco.
Come detto sono stati reintrodotti in natura un allocco (rinvenuto ferito all’interno di un casolare nella Pineta Ragabo di Linguaglossa), e due istrici (uno ferito a causa di un combattimento “amoroso” con un altro maschio, sempre a Linguaglossa; l’altro detenuto illegalmente in una villetta dell’Oasi del Simeto a Catania, e sequestrato dal Corpo Forestale). La struttura che li ha curati, il Centro Recupero di Valcorrente, è a serio rischio di chiusura dopo il taglio dei fondi da parte della Regione.
Il Presidente Marisa Mazzaglia ha dichiarato a Etnalife: “Il Parco vuole dare il proprio sostegno ai volontari che si occupano della fauna selvatica e vuol fare anche di più mediante una convenzione con il Fondo Siciliano per la Natura, e con il Centro di Recupero, per la salvaguardia, il recupero e il benessere della fauna selvatica presente nel Parco dell’Etna”.
Amareggiato, per l’imminente chiusura del Centro di Recupero, Luigi Lino da sempre in prima linea nella difesa degli animali selvatici siciliani: “Il Centro sta per chiudere perché sino ad oggi, in pratica, lo abbiamo finanziato in tre, ma non è più possibile continuare così perché le spese sono enormi. La Regione, adesso, dovrà farsi carico in prima persona della fauna selvatica, la Provincia non esiste più e, purtroppo, devo denunciare anche il disinteresse degli animalisti, poiché nessuno ci aiuta economicamente”.
(8 aprile 2014)